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    Edificio Postelegrafonico

  • Progetto di Florestano Di Fausto
    1925 – 1926 

    Progettato originariamente dal Genio Civile di Forlì, l’edificio postelegrafonico, venne modificato successivamente da F. Di Fausto che riuscì a dare un aspetto di contenuta monumentalità ad una costruzione che si presenta di modeste dimensioni. Arricchiscono la facciata i tondi e le testine poste nelle chiavi di volta degli archi del portico realizzati dallo scultore bolognese Ulderigo Conti.

    Il palazzo era destinato a contenere uffici al piano terra e l’alloggio dell’impiegato postale al piano superiore: cinque camere, sala da pranzo, cucina e servizi.
    L’ubicazione prevista in un primo momento era “…al centro dell’abitato di Dovìa, lungo il lato a monte della provinciale Forlì-Premilcuore fra le due piazze che verranno a formarsi, allo scopo di permettere con facilità e comodità l’importante servizio postale”; successivamente venne posizionato sul corso principale, in prossimità dell’incrocio tra la
    provinciale Forlì-Premilcuore e la strada per Predappio.

    Si presenta come un parallelepipedo di venti metri di lunghezza e dieci di profondità; la parte centrale dell’edificio sporge leggermente rispetto al profilo esterno  e presenta un doppio ingresso.
    Sui prospetti, un ampio basamento a ricorsi orizzontali circondava l’edificio e proseguendo verso l’alto in corrispondenza degli spigoli, delimitava l’estensione della muratura di mattoni a vista del piano superiore. Florestano Di Fausto interveniva su tale progetto sia nelle piante, sia negli alzati.
    In corrispondenza della parte centrale leggermente sporgente dell’edificio andò ad aggiungere un portico a due arcate che precedeva il doppio ingresso degli uffici e che, al piano superiore, era utilizzato come terrazza dell’alloggio dell’impiegato postale. Rialzò leggermente il piano terreno senza modificare l’altezza complessiva.

    Il progetto originale di Di Fausto prevedeva, nel coronamento della parte centrale d’ingresso, il posizionamento di due piccoli obelischi che però non vennero mai inseriti; questo almeno da quanto appare nelle fotografie dell’epoca e nelle diverse pubblicazioni propagandistiche del periodo.
    Sono, invece, opera dello scultore bolognese Ulderigo Conti i tondi scultorei previsti da Florestano Di Fausto nella parte centrale, al di sopra del cornicione, ed anche le testine poste nelle chiavi di volta degli archi del portico. 

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