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    Casa Becker

  • Progetto di F. Di Fausto
    1925 - 1926

    Casa Becker porta il nome di Lord William Becker, il quale contribuì economicamente alla sua edificazione. L'edificio apre, per chi proviene da Forlì, la sequenza delle nuove architetture.

    La prima pietra di Casa Becker venne posata il 30 agosto del 1925, lo stesso giorno della cerimonia di fondazione di Predappio Nuova. Venne costruita grazie al contributo offerto dal simpatizzante della politica fascista lord William Becker, al quale l’edificio venne dedicato. Il fine politico era probabilmente quello di fare apparire il trasferimento dell’abitato di Predappio come una azione di carattere puramente sociale. La sua costruzione era infatti destinata a contribuire alla soluzione del problema della mancanza di alloggi per le famiglie rimaste senza tetto dopo la frana del 1923, che aveva colpito gli abitanti di Predappio. Posta all’inizio, per chi arriva da Forlì, della sequenza dei nuovi edifici progettati e costruiti in quegli anni, era destinata a sorgere nelle vicinanze del centro della nuova città, coincidente col centro della vecchia Dovìa, in prossimità di quella che sarebbe dovuta divenire la piazza della chiesa di S. Rosa.

    Casa Becker è un edificio per abitazioni di sei appartamenti di tipo economico. Inizialmente progettata dai tecnici del Genio civile di Forlì, è costituita da due tipologie di alloggio. Quelli posti alle estremità dell’edificio sono su due piani, mentre gli altri quattro sono a due a due sovrapposti. Il prospetto esterno dell’edificio era impostato su una serie di sette aperture, alternando in successione il terrazzino della camera da letto del livello superiore ed il portone di ingresso in cima ad una piccola scaletta trasversale alla facciata.

    Florestano Di Fausto inserì il disegno a lunetta delle finestre del livello superiore e depurò quello di tutti gli altri elementi compositivi del prospetto. Il prospetto proposto dai tecnici del Genio civile di Forlì caratterizzava l’edificio tramite una serie di decorazioni che rimandavano a maniere secessioniste. L’alternanza del balcone e del portone di ingresso riusciva però a proiettare all’esterno la ritmica successione degli alloggi economici interni. Florestano Di Fausto caratterizzò ulteriormente tale andamento ritmico attraverso il disegno a lunetta delle finestre delle camere poste al livello superiore, racchiuse all’interno di archetti in laterizio a vista, a loro volta racchiusi da altri archi, intonacati ed arretrati rispetto alla facciata e prolungati fino al basamento. La iniziale aggiunta delle pesanti e sproporzionate scale esterne attuali, parallele alla facciata anziché trasversali, introduce un movimento orizzontale nella lettura dei prospetti che, in parte, annulla l’effetto ritmico inizialmente progettato.

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