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    Asilo e Oratorio Santa Rosa

  • Progetto di F. Di Fausto
    1925 – 1928

    L'asilo e oratorio S. Rosa fu inizialmente progettato come sede parrocchiale di Predappio Nuova.
    Venne poi edificato per la costruzione di un asilo infantile con annesso un piccolo oratorio. Attualmente all’interno del complesso, custodito dalle suore Orsoline, si conservano notevoli opere d’arte: nel refettorio, la Madonna del Fascio, un grande pannello ceramico in stile azulejos, realizzato da Leopoldo Battistini e nell’oratorio un dipinto di scuola toscana, la Madonna del libro (sec. XV – XVI) e una statua lignea raffigurante Santa Rosa da Lima realizzata da Bernardino Boifava.

    Il complesso fu dedicato Santa Rosa da Lima in onore di Rosa Maltoni, madre del duce. Fino al 1934, anno dell’inaugurazione della parrocchiale di Sant’Antonio, questa fu l’unica chiesa di Predappio Nuova. Dal 1929 custodiscono l’oratorio le suore della congregazione bergamasca delle Orsoline di Gandino. L’oratorio è un ambiente di non grandi dimensioni caratterizzato dalla presenza di tre piccole cappelle circolari e dalle vetrate policrome del maestro vetraio fiorentino Guido Polloni. Lo spazio interno risulta ornato da una finta decorazione musiva di tipo ravennate, si possono infatti riconoscere principali motivi ornamentali presenti nei monumenti paleocristiani di Ravenna, dalla Basilica di Sant’Apollinare in Classe al mausoleo di Galla Placidia: il cielo stellato, le palme, la croce gemmata, i girali, le colombe che si abbeverano al calice, i pavoni affrontati.
    Sia l’oratorio che l’asilo ospitano opere d’arte notevoli: nel primo troviamo la statua lignea di Santa Rosa da Lima realizzata da Bernardino Boifava e un dipinto di scuola toscana del XV-XVI denominato “La Madonna del libro” proveniente dalla Galleria Palatina di Firenze, qui  traslato per espressa volontà di Mussolini, nella galleria dell’asilo è posta una composizione ceramica raffigurante una Madonna del fascio eseguita a Lisbona dall’artista Leopoldo Battistini, col supporto tecnico di Viriato Silva.

    LA MADONNA DEL FASCIO
    L’opera di ceramica posta all’interno dell’Asilo Santa Rosa è sicuramente una delle opere più sorprendenti del periodo fascista perché costituisce un unicum dal punto di vista iconografico: propone un singolare connubio fra il revival di modelli iconografici italiani del nostro Rinascimento, la simbologia del Regime, e la grande tradizione dell’azulejo portoghese.
    Fu realizzata nel 1927 in Portogallo e presentata al pubblico per la prima volta in occasione dell’esposizione Internazionale di Milano del 1927; il pezzo fu subito celebrato dalla stampa fascista e apprezzato dal Presidente del Consiglio, Benito Mussolini, a cui fu donata. Lui la espose per lungo tempo a Palazzo Braschi a Roma, e dopo averla inizialmente destinata alla Rocca delle Caminate, la fece invece
    collocare nell’asilo Santa Rosa.
    È costituita da circa 400 piastrelle maiolicate che riprendono la tradizione dell’arte delle azulejos portoghesi (dall’arabo az-zuleycha: pietra lucida,terracotta), che si sviluppò nel territorio lusitano a partire dal XVI secolo. La composizione presenta al centro l’immagine della Madonna col bambino, il quale è intento nell’atto di benedire un fascio littorio che gli viene porto da due angeli che indossano abiti dai colori del tricolore italiano. Ai lati della Madonna sono presenti due gruppi di angeli e dietro di essi un repertorio di simboli, stendardi, insegne, sorrette da aste, dove compaiono i fasci, le aquile e le corone.
    Quest’opera mostra l’affermarsi sempre più netto della simbologia dell’apparato propagandistico del regime fascista.
    L’autore, Leopoldo Battistini, nacque a Jesi nel 1865 e all’età di 24 anni  si trasferì in Portogallo, per restarvi fino alla morte nel 1936.

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